Telemedicina ai tempi del COVID-19: da strumento poco usato a soluzione fondamentale per la sanità pubblica
Marzo 2021
Live di pphc.it
La telemedicina in Italia, prima della pandemia da Covid-19, faceva fatica ad affermarsi. Con l’arrivo del coronavirus, nel giro di tre mesi, abbiamo invece assistito a piccole rivoluzioni, con progetti importanti introdotti dalle singole Regioni. Ma non bastano un PC e una connessione per parlare di telemedicina: ci sono protocolli da seguire, regole da rispettare, tariffari da implementare e diversi ostacoli da superare.
Nel 2012 sono state approvate le Linee Nazionali per la Telemedicina, diventate operative nel 2014. Da allora sono cambiate molte cose e i passi fatti sono stati pochi. Troppo pochi.
Se i medici, specialisti o di medicina generale, potessero lavorare in modo più efficace da remoto, ne risentirebbe tutto il Sistema Sanitario Nazionale: gli ospedali potrebbero occuparsi solo delle acuzie, mentre i malati cronici o quelli colpiti dal coronavirus, almeno nelle fasi iniziali della malattia, potrebbero essere gestiti da remoto, senza impattare sulle strutture sanitarie. Questo significa cure migliori per i pazienti e costi (in termini economici e di risorse) più sostenibili per il Ssn.
I motivi per cui la Telemedicina non è mai davvero decollata nel nostro Paese risiedono nella resistenza al cambiamento da parte dei medici o nell’effettiva difficoltà ad attivare questi sistemi di teleconsulto?
Rispondono alla domanda:
- Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e tra gli autori delle Linee Guida Nazionali sulla Telemedicina
- Silvestro Scotti, Segretario Generale Nazionale FIMMG e presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli
Moderatrice dell’incontro:
- Angelica Giambelluca, Giornalista professionista in ambito medico
Registrazione di Martedì 9 giugno, ore 15:30
https://www.pphc.it/live-telemedicina/
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