Liste d’attesa, ripensare l’offerta con un tavolo ministeriale, dati uniformi e 3 azioni

Marzo 2024

 

liste di attesa prestazioni sanitarie


Un report ministeriale, segnala che ogni giorno circa 6.500 cittadini si rivolgono al numero 1500 di pubblica utilità  sulle liste d’attesa: il 60% lamenta ritardi nell’erogazione delle prestazioni sanitarie. “Le liste d’attesa non sono altro che il sintomo di un sistema da ripensare”, secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci. “Da ripensare  - continua - è l’architettura complessiva dell’offerta sanitaria, con il potenziamento della medicina territoriale. Sono allo studio proposte concrete per l’implementazione del sistema disegnato dal Dm77, accompagnato da sistemi di telemedicina e di supporto specialistico diagnostico integrato per soddisfare al meglio i bisogni degli assistiti, contrastando soprattutto gli accessi inappropriati al pronto soccorso”. Tra le altre iniziative intraprese, si ricorda l’istituzione del Tavolo tecnico per l’elaborazione e l’operatività del Piano nazionale di Governo delle liste d’attesa 2024-2026, “a cui è stato attribuito il compito di portare a termine la nuova pianificazione nazionale in materia ed i nuovi meccanismi di monitoraggio e controllo”.

 Nella ricetta per governare le liste d'attesa, dal recente report Agenas, la prima cosa  che emerge è la necessità di dati uniformi perché, a oggi,  sui siti delle Regioni si pubblicano informazioni basate su criteri differenti. A tale proposito,  la Conferenza Stato-Regioni ha recentemente approvato le linee di indirizzo per i siti web delle Regioni, che permetteranno di avere un quadro più chiaro e omogeneo sule liste d’attesa. Dall’analisi del ministero emerge la necessità di 3 azioni. La prima è  concentrate in un unico punto di riferimento le prenotazioni, in modo che non ci sia la frammentazione delle richieste. Gestendo con il Cup tutta l'offertaè più probabile che la domanda possa essere soddisfatta. Spesso, invece, accade che il privato accreditato ha agende a parte e prenota in maniera parallela. La seconda direttrice è la presa in carico dei pazienti che hanno avuto già una diagnosi con percorsi predefiniti. Dopo la diagnosi, l'assistito non deve ancora andare in giro a prenotare i controlli. La presa in carico presuppone, infatti, che tutto venga fatto in maniera automatica. Terzo e ultima priorità è l'attenzione all'appropriatezza, perché non tutti gli esami sono effettivamente utili.

Adnkronos

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